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Dannenröder – Come la nostra occupazione è diventata solo un festival consumista [ITA/ENG]

(English version)

Informativa: questo articolo rappresenta l’opinione di una persona/alcune persone e non dell’intera occupazione. Non c’è nessun gruppo autorizzato e nessun organismo che possa pronunciare una dichiarazione collettiva “ufficiale” per l’occupazione. Le persone nell’occupazione hanno opinioni varie e divergenti. Questa diversità di posizioni non viene censurata, le opinioni diverse possono essere ugualmente valide e hanno un uguale diritto di essere considerate e ascoltate. Nessun testo parlerà per l’intera occupazione o sarà necessariamente approvato da tuttx i/le partecipanti all’occupazione.

Nelle ultime settimane, durante il taglio e la distruzione della nostra casa, sto spesso ripensando a come era la vita qui durante l’anno che vi ho trascorso, a quanto è cambiata e a quanto abbiamo perso. Dalla mia prospettiva ci sono state due fasi dell’occupazione. Nella prima eravamo poche persone e pensavamo molto a come vivere e a quali fossero gli impatti delle nostre azioni. Poi il secondo periodo, iniziato in estate, quando molte persone sono arrivate in poco tempo, senza avere abbastanza tempo per discutere tutti gli aspetti della vita quotidiana nella foresta e abituarsi a vivere una vita diversa da quella in città e pensare criticamente all’impatto delle nostre azioni.

Una parte di questo cambiamento è stato che l’occupazione ha abbandonato il suo approccio anticonsumista. Quando l’occupazione era più piccola eravamo solitx recuperare la maggior parte del nostro cibo nei cassonetti, eravamo criticx nei confronti del cibo che ci veniva donato e abbiamo cercato di comunicare alle persone almeno di non comprare per noi prodotti coloniali o, idealmente, di evitare del tutto di comprare cose per noi, forse con l’eccezione dell’olio che di solito non si trovava nei cassonetti. Ad eccezione di una o due case sull’albero con stupidi fornelli a gas, abbiamo cucinato solo con la legna. Abbiamo anche cercato di riciclare molto del materiale da costruzione di cui avevamo bisogno. Per esempio, invece di usare chiodi nuovi usavamo chiodi riciclati, arrugginiti e storti. Li raddrizzavamo e li usavamo di nuovo. Oh, all’inizio ho odiato così tanto raddrizzare quei chiodi, ma dopo aver costruito alcune case sugli alberi è diventato normale e non mi sfiorava l’idea di prenderne di nuovi quando c’erano in giro secchi pieni di quelli vecchi.

Per alcunx di noi l’anticonsumismo aveva una forte importanza, per altrx un po’ meno, ma era un argomento presente nelle nostre conversazioni e credo che quasi tuttx riflettessero in qualche modo sul nostro consumo e capissero che tutto aveva un certo impatto sull’ambiente. La nostra occupazione non è mai stata perfetta e ci sarebbero sempre cose da criticare, ma cercavamo di usare quello che avevamo e di comprare raramente cose nuove.

L’estate, e specialmente la fine dell’estate, è stato un periodo impegnativo con un sacco di gente che arrivava da posti diversi e con background differenti, spesso abituata a un tipo di vita diverso da quello che vivevamo qui. Lo sgombero stava per iniziare e la necessità di costruire e preparare strutture per resistere sembrava essere più importante che parlare di quali siano effettivamente i cambiamenti della società che vogliamo ottenere e di che aspetto avrebbero le nostre utopie.

Uno dei cambiamenti più immediati è stato il cibo che mangiavamo nella foresta. Prima era per lo più frutta, verdura e diversi tipi di prodotti freegan trovati nei cassonetti dietro i supermercati che mescolavamo a patate biologiche che prendevamo da un agricoltore locale che ci sosteneva. In estate invece si cucinavano sempre più spesso riso o quinoa oltre ad altri podotti vegani lussuosi. Il caffè non era più solo in confezioni sporche trovate nella spazzatura dietro Rewe o Edeka, ma caffè “equo e solidale” dall’aspetto gradevole e così via. Quello che trovavo preoccupante non era solo il fatto che la gente nella foresta consumasse queste cose, ma che la maggior parte delle persone non era motivata a cambiare qualcosa a riguardo. Un esempio di questo è stato quando ci è stato offerto dal già citato amico agricoltore di andare nei suoi campi a raccogliere patate per noi stessx, è stato difficile radunare persone disposte ad andare a fare questo lavoro. Voglio dire, perché raccogliere patate nel campo quando possiamo mangiare riso o pasta del supermercato?

Non ero molto felice di questo cambiamento, ma non sembrava essere poi così male. Non mi resi conto che stavamo normalizzando il consumo, così che cose inutili venivano comprate e consumate sempre di più. Un esempio è stato circa un mese fa, quando la gente di un barrio (villaggio) ha comprato delle nuove assi di legno da una segheria, mentre invece c’erano sempre abbastanza assi da riciclare, quindi non ce n’è mai stato davvero bisogno, e secondo me se stiamo lottando contro la deforestazione comprare nuove tavole da una segheria dovrebbe essere l’ultima opzione.

Un altro esempio potrebbero essere i molti chilometri di corda di plastica che abbiamo usato per costruire sugli alberi. Voglio dire, anch’io ho usato molta della corda comprata perché la ritenevo necessaria per quello che stavamo facendo, ma ho cercato sempre di misurare quanta me ne servisse e pensare se fosse effettivamente necessaria per costruire una certa traversa o qualsiasi altra struttura. Sfortunatamente in questi giorni vedo persone che afferrano rotoli di corda in polipropilene per costruire, e quando chiedo loro cosa stanno per costruire spesso dicono che non lo sanno ma che vogliono costruire qualcosa.

Gli sbirri addetti allo sgombero spesso distruggono le strutture e abbattono gli alberi con le case senza rimuoverle il giorno stesso, quindi è possibile quasi ogni sera andare presso gli alberi caduti e recuperare molto del materiale che abbiamo già usato in precedenza. Mi aspetterei quindi, con così tanta gente in giro, che un paio di persone vadano ogni sera a salvare la roba prima che venga distrutta il giorno dopo. Ma spesso mi ritrovo da solx a tirare fuori dalle rovine delle case i sacchi a pelo, raccogliere il cibo, slegare le corde da arrampicata, portare via stupidi fornelli a gas e altre cose di valore. Ora vado tutte le sere a riciclare le case sugli alberi rotte, ma rimangono ancora tante cose a terra perché di solito non ci sono abbastanza persone per farlo, e ad un certo punto devo anche andare a dormire. Voglio dire, perché andare a recuperare le corde se possiamo averne di nuove? O perché portare via i sacchi a pelo, i vestiti, i tessuti impermeabili o il materiale da arrampicata durante la notte quando possiamo semplicemente prenderne di nuovi in un freeshop, e se manca qualcosa e non abbiamo abbastanza soldi per comprarlo da solx possiamo sempre chiedere ai/le nostrx sostenitorx di comprarci tutto quello che vogliamo.

Il picco della cultura consumistica è stato il giorno di San Nicola di quest’anno. Qualcunx ha proposto che le persone che sostengono l’occupazione mandino regali per quel giorno agli/alle attivistx. C’erano letteralmente auto piene di pacchi che arrivavano regolarmente in quel paio di giorni. Voglio dire, è un bel gesto da parte di tuttx coloro che ci mandano dei doni, ed è bello vedere quante persone pensano a noi, ma la forma con cui si è voluto mostrarci solidarietà è stata un po’ infelice. Viviamo nell’abbondanza. Abbiamo un freeshop fin troppo pieno di vestiti e sacchi a pelo. C’è molto cibo dappertutto e praticamente si può avere tutto ciò di cui si ha bisogno in grandi quantità. Ci si è mossx in maniera errata e quello che trovo veramente brutto è come la gente qui ha gestito questa enorme quantità di cose non necessarie. Alcunx di noi volevano che venissero usate in modo sensato, così la gente ha iniziato a raccogliere cose come caramelle, sacchi a pelo caldi, giacche impermeabili e altro materiale per mandarlo in Bosnia e darlo ai/alle rifugiatx che lì sono costrettx a sopravvivere in condizioni di merda anche in inverno. Altre cose come telefoni o power bank pensavamo di tenerle per le prossime azioni, per le prossime occupazioni e così via. Alcune cose potrebbero andare direttamente alla nuova occupazione di una foresta che sta prendendo forma in un altro paese e dove alcune persone da qui stanno andando.

Sfortunatamente questo era il pensiero di una minoranza di persone, mentre molte altre volevano aprire i regali, mangiare tutta la cioccolata e avere nuove belle cose per loro. C’era tanta roba e alcune cose sono state salvate per questi progetti, ma molte altre sono state semplicemente saccheggiate e privatizzate. C’erano situazioni pazzesche, come persone con sacchi a pelo un po’ bagnati che li buttavano via e prendevano quelli nuovi dalla pila destinata ai/alle rifugiatx. Ieri ho assistito a questa situazione assurda di persone in piedi intorno alla pila dei regali che ne aprivano uno dopo l’altro. Non potevo crederci, così ho chiesto alla gente se stavano davvero aprendo i pacchetti per loro stessx o se li stavano aprendo per smistare le cose per altri progetti. Qualcunx mi ha risposto che era per entrambe le cose. La gente li apre, prende quello che vuole e le cose che non vuole le dona a chi ne ha bisogno.

Che schifo tutto ciò! Quindi è così che va? Quelle persone fottutamente privilegiate in Germania che hanno tutto ciò di cui hanno bisogno e anche di più prendono la roba buona, e le cose che gli/le attivistx tedeschx non vogliono le diamo ai rifugiati? Che schifo tutto ciò! Che schifo gli/le “anarchicx” tedeschx! Che schifo questo campo! Che schifo il vostro “movimento per il clima” senza riflessione! Che schifo tutte queste stronzate!

Voglio urlare e voglio strappare tutti gli striscioni appesi in giro che parlano di solidarietà internazionale, di anticapitalismo, di protezione dell’ambiente, di cambiamento climatico. Sono solo parole vuote. Per essere onestx, c’è stata una piccola protesta di alcune persone della foresta che hanno appeso uno striscione accanto all’enorme mucchio di “regali” che diceva: “E’ questo l’aspetto del capitalismo”, e intanto gridavano queste stesse parole. Ci sono alcune persone che trovano questa situazione sbagliata, ma mi sembra che siamo ancora in minoranza.

Sono triste per come è finita questa occupazione. Ho amato questa foresta e ho amato far parte della comunità che abbiamo costruito. Era la mia casa. Ora mi vergogno e voglio scappare lontano da qui.

Il movimento ambientalista o per il clima in Germania è grande e può mobilitare molte persone, ma penso che abbia bisogno di riflettere molto sul suo comportamento, altrimenti non può ottenere nient’altro che un capitalismo un po’ più verde.