Come collettivo Pipistrelle vogliamo proporre la lettura di questo testo del collettivo greco Liberats che risale all’inizio della pandemia di covid-19 come materiale propedeutico alla giornata di discussione del 13 Marzo 2021. Il testo analizza la discriminazione di classe e le dinamiche speciste connesse al fenomeno sempre più frequente delle pandemie, portando una critica alla civilizzazione. Sono state aggiunte delle note a fine testo come commento ad alcune scelte linguistiche che si sono perse nella traduzione e per esprimere alcune riflessione critiche come collettivo.
Una nuova realtà distopica emerge dopo lo scoppio del Covid-19, la nuova pandemia di coronavirus. Per la prima volta nella storia, una pandemia diventa il motivo di un lockdown globale simultaneo. In combutta con la tecnoscienza, la nostra vita quotidiana è sotto un totale e palese tentativo di controllo, che non cerca nemmeno più di salvare le apparenze, avendo ottenuto anche la legittimazione morale di queste pratiche che fino ad ora mancava. I governi tentano di fare qualcosa che nemmeno i regimi più autoritari hanno raggiunto, mentre le morti per coronavirus stanno gradualmente aumentando ogni giorno. Ma a cosa dare la colpa per questa situazione?
Le pandemie non sono un fenomeno nuovo, né sono apparse per la prima volta nell’era capitalista. Le prime epidemie sono direttamente collegate alla comparsa della civilizzazione e alla concentrazione della popolazione nelle prime città. Le malattie infettive esistevano prima, ma la differenza ora è la loro massiva e rapida diffusione. La prima pandemia conosciuta e registrata nella storia è la “Peste di Atene” (430 a.c.). Si sospetta che la malattia fosse febbre tifoide e uccise circa 1/3 della popolazione di Atene. Si trasmetteva attraverso cibo e acqua infetti. Da allora, sono state registrate molte pandemie che si sono diffuse da un luogo all’altro a causa di attività commerciali o campagne militari. Una di queste, la peste bubbonica apparsa per la prima volta nel 541 d.c., ha avuto origine dai ratti, è stata trasmessa alle pulci e poi agli esseri umani[1], uccidendone milioni. Il pregiudizio contro gli animali non umani contribuì alla diffusione della “peste nera”, dal 1348 al 1353, che uccise circa un terzo della popolazione europea. I gatti, sterminati per volere del papa che li considerava uno strumento del diavolo, sono un esempio di questo pregiudizio. Il loro sterminio portò alla rapida moltiplicazione dei ratti e quindi della malattia. Allo stesso tempo, oltre ai gatti, le persone ebree venivano perseguitate e bruciate, in quanto ritenuti responsabili di quanto stava accadendo e, di conseguenza, gli istigatori s’impadronivano delle proprietà che costoro lasciavano. La colonizzazione del continente americano da parte degli europei (1492) annientò il 90% della popolazione indigena a causa della trasmissione di malattie come il vaiolo, il morbillo e la peste bubbonica.
L’industrializzazione e l’ascesa del capitalismo portano alla rapida moltiplicazione degli animali umani e non umani, così come alla loro concentrazione in piccoli spazi. Da un lato, gli animali umani si affollano ancora di più nelle città per servire come forza lavoro, mentre gli animali non umani sono massicciamente confinati in strutture come gli allevamenti, in modo da poter essere sfruttati per il cibo, l’abbigliamento, le materie prime, l’intrattenimento, la sperimentazione e altri prodotti. Ciò ha portato ad un aumento della frequenza delle epidemie, mostrando un legame ancora più diretto tra le malattie e lo sfruttamento degli animali non umani. Alcune di queste pandemie sono elencate qui di seguito:
- Influenza spagnola (1918): Molto probabilmente ha avuto origine dagli uccelli, uccise 20-100 milioni di persone.
- Influenza asiatica (1957): Originata da una mutazione nelle anatre selvatiche combinata con un sottotipo di H2N2, uccise 2 milioni di persone.
- Encefalopatia spongiforme bovina (malattia della “mucca pazza”) (1993): È stata trasmessa alle mucche, che hanno consumato carne di agnello infetta dalla malattia, e sono passate agli esseri umani attraverso il consumo dei cadaveri infetti di animali non umani.
- Influenza aviaria (aviaria) (2003): Negli anni ’90, la crescita della popolazione avicola mondiale ha contribuito all’aumento della diffusione dell’influenza aviaria.
- Influenza suina (2009): Una combinazione di virus provenienti da suini, uccelli ed esseri umani comparsa in Messico.
Nell’ultimo secolo sono stati segnalati diversi altri casi di pandemia, come l’HIV che si ipotizza sia stato originato dagli scimpanzé, l’influenza di Hong Kong nel 1968 e altri ancora, per finire con l’attuale pandemia di SARS-CoV-2, iniziata alla fine del 2019. Probabilmente, la malattia è emersa in un wet market (“mercati umidi”, termine che deriva in parte dal sangue, dalle viscere, dalle squame e dall’acqua che bagnano i pavimenti delle bancarelle) a Wuhan, dove gli animali selvatici vengono tenuti in gabbia e venduti come cibo o “animali domestici”. È molto probabile che il virus provenga da pipistrelli o formichieri come ospiti intermedi.
Analogamente, il virus della SARS-COV è emerso in Cina nel 2003. Fino al 1988, quando il governo ha modificato la legge sulla fauna selvatica, non avevamo mai visto un commercio di animali selvatici così intensificato. Hanno promulgato questa legge e incoraggiato la caccia e l’allevamento di animali selvatici, designandoli come “risorse di proprietà dello Stato[2]” e “risorse di utilizzo” a beneficio degli esseri umani. Nonostante il rischio della carica virale, gli animali non umani sono stati trasferiti nei wet market, trasformando l’allevamento di animali selvatici in un grande business.
Di conseguenza, i profitti di tale attività, superiori a 100 miliardi di yuan (valuta cinese), hanno influenzato il governo. Inoltre, anche dopo l’epidemia SARS, i mercati hanno chiuso temporaneamente, per poi riaprire qualche mese dopo con un numero ancora maggiore di specie di animali non umani, più o meno a rischio, quando il pericolo era già confermato. Ancora una volta, il governo cinese ha scelto di sacrificare vite umane a scopo di lucro (nessun commento per l’ingiustizia nei confronti degli altri animali). Considerando il fatto che la maggior parte della popolazione cinese non consuma animali selvatici, a parte un piccolo numero di persone (ricche/potenti), è chiaro che il governo ha preferito favorire le persone ricche e mettere in pericolo quelle povere.
Tutto questo porta alla conclusione che la ragione principale delle epidemie è la concentrazione della popolazione e la massiva coesistenza nelle città. Il capitalismo e lo sfruttamento degli animali non umani non sono la causa principale, ma formano una combinazione esplosiva che innesca il fenomeno, rendendolo quasi esclusivamente determinato da essi. Tuttavia, un approccio che suggerisce il benessere nell’allevamento o addirittura l’abolizione delle gabbie al fine di minimizzare la possibilità di una nuova epidemia, sarebbe antropocentrico e quindi insufficiente. L’abolizione di tutti i sistemi e le strutture di confinamento che sfruttano gli animali non umani non è per noi il mezzo, ma l’obiettivo. Animali umani e non umani hanno un loro valore e questo ci basta per puntare alla loro liberazione.
Così, mentre ci troviamo di fronte al problema, la scienza ufficiale sta cercando di scoprire il vaccino per il coronavirus. Gli esperimenti vengono eseguiti su animali non umani, come furetti, che vengono anestetizzati in modo che non starnutiscano quando il virus entra nelle loro narici, topi e varie specie di scimmie, nonostante le differenze fra i loro organismi e quelli umani. Gli esperimenti sugli animali non umani includono la privazione di cibo e acqua, il dolore, l’isolamento sociale/incarcerazione, l’elettroshock, le bruciature, le morti agonizzanti per le malattie testate su di loro, o anche l’uccisione immediata. Sono tra le torture istituzionalizzate più crudeli. Allo stesso tempo, in Cina, usano come medicina una miscela di bile di orso e corno di capra, senza alcuna prova scientifica della sua efficacia, ricordandoci l’oscurità del Medioevo che ha creato i capri espiatori [3].
La ragione della nostra opposizione a tutto ciò non è l‘inefficacia. Così come non si discute se gli esperimenti nazisti sugli animali umani possano aver portato a sviluppi scientifici, e allo stesso modo ci hanno fatto infuriare le dichiarazioni di medici francesi che suggerivano esperimenti sulle popolazioni africane, ci rifiutiamo di partecipare alla discussione sull’uso di animali non umani a fini scientifici o terapeutici. L’evoluzione del mondo che sogniamo non può essere il risultato dei sacrifici di altri esseri senzienti, che sono arbitrariamente classificati come inferiori a quelli che dominano il mondo. Il razzismo, lo specismo, il sessismo e altri “-ismi” che creano livelli di oppressione e sfruttano gli animali senzienti non sono strumenti del nostro ordine e della nostra ricerca, sono sistemi di idee e pratiche che vogliamo abbattere.
Inoltre, è (anche) una questione di classe:
Più di 37.000 persone rifugiate/immigrate si trovano nelle isole a vivere in alloggi con una capacità di 7.000 persone, senza accesso a un’adeguata assistenza sanitaria, poiché il personale e le strutture insufficienti non riescono a soddisfare le loro esigenze. Le condizioni sono terribili: niente elettricità, accesso limitato all’acqua e alle docce e circa 15 persone che condividono un container di 45m².
I primi casi di Covid-19 sono comparsi al campo di Ritsona dove vivono 2.700 persone e lo Stato ha reagito inviando i poliziotti antisommossa per impedire loro di entrare o uscire dal campo. In un periodo di tempo molto breve sono stati segnalati 20 casi, mentre in questo momento il numero è decisamente aumentato.
Le persone senzatetto che vivono in strada sono state vittime di bullismo e hanno ricevuto multe dalla polizia a causa della loro presenza all’aperto. Inoltre, alle persone che lottano contro la dipendenza da sostanze, viene negato l’accesso ai dormitori.
I/le lavoratori/rici vengono spremutx nei supermercati, negli ospedali, nelle farmacie e in altre posizioni che rimangono in “prima linea”, con quasi il 10% dei casi di contagio in Grecia di operatori/rici sanitarx. D’altra parte, i/le disoccupatx che erano senza lavoro prima della crisi non hanno ricevuto alcun aiuto finanziario dallo Stato, mentre le loro possibilità di trovare lavoro nel prossimo futuro sono ora ridotte a zero. Lo stesso vale per chi lavorava senza assicurazione. Le aziende sono protette da una serie di misure, tra cui la rotazione dei posti di lavoro, che consente loro di ridurre i salari fino al 50%. Fedele alla dottrina neoliberale, il governo spende soldi pubblici per bilanciare le perdite delle imprese, mentre i profitti di quest’ultime rimangono privati. Nel frattempo, chiunque non abbia la possibilità di pagare 200-300 euro per il test, rimane a casa e viene scoraggiatx dal recarsi in ospedale per ricevere aiuto, o almeno una diagnosi, a meno che non mostri sintomi gravi.
Lo Stato ha raddoppiato le risorse che utilizza per affittare le unità di terapia intensiva private invece di requisirle, rendendo molto chiara la direzione del suo autoritarismo. Mentre impongono l’incarcerazione e il coprifuoco alle classi oppresse, pagano generosamente il capitale per la concessione dei letti. È lo stesso governo che ha ulteriormente indebolito quella che chiamiamo “sanità pubblica”, decimando o addirittura chiudendo diverse istituzioni come l’Ospedale generale dell’Attica occidentale “Agia Varvara”, l’Ospedale generale di Patissione, l’Ospedale Agia-Eleni, Amalia Fleming e altri. Hanno annullato il reclutamento di personale medico e ora chiedono volontari/e per gestire la situazione a costo zero, mentre spendono 11 milioni di euro per potenziare i media. Da un lato, l’assistenza sanitaria privata tratta i/le pazienti come clienti ed è esclusivamente interessata a guadagnare. Così, situazioni di grande “domanda” come l’attuale pandemia, sono un’opportunità per ottenere maggiori profitti. Dall’altro lato, l’assistenza sanitaria fornita dallo Stato viene presentata come “pubblica”, nonostante non esista indipendentemente dal capitale. La sua struttura organizzativa verticale, con lo Stato come amministratore centrale, ha problemi strutturali, poiché i governi la modellano in base alla situazione economica e agli interessi dell’autorità politica e finanziaria. Infine, non è sempre accessibile a tuttx allo stesso modo.
I/le prigionierx non hanno accesso all’assistenza sanitaria e, infatti, c’è stata di recente la morte di una detenuta che aveva segnalato dolori al petto e che era stata minacciata di essere denunciata se non la smetteva di lamentarsi. In seguito a questo decesso, è scoppiata una rivolta nella prigione femminile a Elaion-Thebes. E naturalmente, l’accessibilità dei/le detenutx agli ospedali è sempre stata estremamente difficile, anche prima dell’epidemia di coronavirus. Questx devono spesso protestare con forza per essere trasferitx all’ospedale, anche tardivamente, con il prezzo di misure disciplinari, come descrive Pola Roupa nel suo testo del 13 aprile.
Gli/le studentx sono statx sfrattatx con la forza dai poliziotti antisommossa dalle loro case-dormitori, nonostante alcunx di loro non avessero un’altra casa, fossero lavoratori/trici e/o persone migranti. Il trasferimento in altre case aumenta anche le possibilità di diffondere il virus. La ragione della loro espulsione è economica, poiché è considerato più costoso disinfettare e curare lo spazio, oltre che fornire loro vitto e alloggio.
Allo stesso tempo, “Restate a casa” non significa lo stesso per tuttx. Non abbiamo le stesse case dei governanti di questo mondo, né viviamo nelle stesse aree, né siamo colpitx dalla repressione politica allo stesso modo. La salute mentale è appesantita dalla reclusione e le persone più vulnerabili sono quelle più a rischio.
La violenza domestica è in aumento. La cultura patriarcale si esprime ancora più intensamente in casa, con le donne e i/le bambinx che ne sono le vittime[4] principali. In Francia si registra un aumento del 30% della violenza domestica, mentre in Spagna l’utilizzo della chat online sul sito web della helpline è aumentato del 270%. Nel Regno Unito, l’aumento dei casi di violenza è del 25%, mentre le visite alla chat di aiuto sono aumentate del 150%. Infine, in Grecia sono già stati registrati 3 femminicidi in questo periodo. Tutto questo, naturalmente, intensifica un sistema di oppressione già esistente, quello del patriarcato.
In mezzo a tutto questo, abbiamo anche la Chiesa, che rivendica un pezzo di controllo e di potere, cercando di convincere la gente che il virus non si trasmette con la santa comunione. Questo ci dice Ambrosios, ex metropolita di Kalavrita e Aiglialia (il metropolita è un titolo di alto rango del clero ortodosso n.d.t.) che dichiara che l’acqua santa è la medicina. L’unica cosa che non ci rattrista è il fatto che, a Pasqua, il consumo di milioni di vittime non umane si è ridotto.
E per quanto riguarda l’ambiente:
Il periodo di quarantena ha notevolmente congelato la circolazione economica e quindi sia la produzione che il consumo. Di conseguenza, i livelli di azoto e di anidride carbonica si sono ridotti a causa dei limiti imposti alla viabilità e alle fabbriche. Anche l’inquinamento atmosferico si è ridotto grazie al minor numero di voli e le acque di Venezia sono più limpide grazie alla diminuzione del turismo e dei rifiuti.
Questo indica come le condizioni di vita (per gli esseri umani e gli animali non umani) possono essere migliorate riducendo il consumo eccessivo. Non riproduciamo in alcun modo le semplificazioni eco-fasciste o misantropiche, che promuovono una riduzione (violenta o non violenta) della popolazione umana per fermare la distruzione del pianeta. Inoltre, un gran numero di persone colpite appartengono a gruppi vulnerabili e svantaggiati. Per noi il problema non è nel tipo (specie) di oppressore, ma nel ruolo dell’oppressore stesso. Il consumo eccessivo nella società di massa è il risultato di specifici processi politici e procedure storiche che sono culminati in un’istituzione capitalistica che non è qualcosa di innato per la specie umana. Dopo tutto, non tutte le azioni umane hanno lo stesso impatto sul cambiamento climatico. L’homo sapiens esiste da circa 200.000 anni, ma solo negli ultimi secoli ha danneggiato l’ecosistema in questo modo. Qualsiasi piano che prenda di mira la specie, e non l’infrastruttura sociale sottostante che dà origine a tutte queste condizioni, per noi depoliticizza pericolosamente il problema.
Inoltre non accettiamo l’idea che esista un karma per cui la natura si vendica degli esseri umani per ciò che è stato fatto contro di essa, in quanto tali punti di vista flirtano con la teologia, intensificano l’eco-fascismo e non ci aiutano in alcun modo a interpretare il mondo che ci circonda e, quindi, ad affrontare il problema.
Il coronavirus come fattore scatenante del comportamento razzista:
A quanto pare, l’intera situazione non sarebbe completa senza il razzismo, espresso come sinofobia e asiafobia. Le persone di origine asiatica, per lo più cinesi, sono diventate il bersaglio di aggressioni xenofobe, sotto forma di abusi verbali e fisici. Insulti, minacce e commenti in luoghi pubblici, articoli denigratori online e sui giornali, attacchi armati e boicottaggio deliberato di aziende cinesi ne sono alcuni esempi. La gente di tutto il mondo li chiama “sporchi”, con la scusa che la loro cultura include il mangiare animali selvatici e insetti, ignorando il fatto che anche loro stessx scelgono di cibarsi di esseri non umani (sempre a causa della cultura e dell’abitudine). Il vero torto di questa situazione, però, non sta nella specie dell’animale che viene consumato, ma nell’uso stesso dell’essere non umano, indipendentemente dalla specie o dalla circostanza, così come nella cieca accettazione di qualsiasi tradizione, senza un pensiero critico e negando la discriminazione che essa impone. L’escalation degli incidenti xenofobi è sempre stata strettamente legata al panico di massa, all’isteria[5] e al distaccamento dalle cause scatenanti di un problema, situazioni che potremmo dire caratterizzano il periodo che sta attraversando tutto il mondo negli ultimi mesi, mentre gli interessi economici che nascono dagli antagonismi capitalistici intensificano la discriminazione razziale e il nazionalismo. Tuttavia, la radice del razzismo (così come dello specismo), come distinzione arbitraria imposta dall’oppressione sistem(at)ica, è la tendenza al dominio, espressa attraverso pregiudizi e stereotipi derivanti dalla convinzione che alcune vite valgono più di altre.
Gli animali non umani non sono da incolpare!
L’unica cosa certa è che gli animali non umani non solo non sono i responsabili di queste epidemie, ma ne sono le vittime principali. Mentre parliamo da mattina a sera delle statistiche della popolazione umana, non c’è la minima discussione su ciò che accade agli altri animali, che vivono accatastati in ogni sorta di strutture restrittive. Anche le epidemie li colpiscono, ma nessuno conta i casi, i decessi, la mortalità e, naturalmente, non si fa il minimo tentativo per proteggerli. Laddove è stata intrapresa un’azione, questa è stata fatta solo per proteggere gli esseri umani/consumatori.
Anche se la responsabilità di tutto questo sta nella supremazia della specie umana sul pianeta, gli animali non umani sono attualmente perseguitati come se fossero loro i responsabili del problema. In alcuni paesi come l’Indonesia ora i pipistrelli vengono uccisi, mentre in Cina molti polli sono stati soppressi a causa di un’epidemia di influenza. Oltre all’impatto del coronavirus, negli ultimi mesi nelle Filippine sono stati uccisi 7.000 maiali a causa di una peste africana. Altri Paesi si stanno preparando a fare lo stesso, compresa la Grecia, che paga i cacciatori per questo scopo.
Tutto questo non ci sorprende. Le autorità hanno sempre trovato capri espiatori per i disastri che hanno causato. Lo specismo è radicato nella coscienza della stragrande maggioranza della popolazione e la sua riproduzione in queste situazioni è abbastanza conveniente per mantenere i privilegi dei dominatori. Gli animali non umani, che costituiscono la classe oppressa, sono meno capaci, rispetto agli altri, di rivendicare la loro libertà e di resistere alla loro oppressione[6]. La nostra solidarietà con loro nasce dalla percezione che anche noi apparteniamo a una classe oppressa e, quindi, puntiamo ad abolire ogni forma di potere.
Una critica complessiva della civiltà:
Non ci può essere città senza uno Stato. Lo Stato è il meccanismo necessario per controllare la popolazione di massa, i cui interessi giacciono in una perpetua competizione interna, man mano che lo Stato si sviluppa. Le pandemie esisteranno finché ci sarà una società di massa. I tentativi di affrontarle sprecheranno risorse e inaspriranno la situazione delle classi oppresse, umane e non umane. I guadagni della tecnoscienza funzionano come strumento di dominio e come mezzo per espandere il controllo a livello globale, con misure che si normalizzano e acquisiscono consenso sociale.
La nostra proposta è quella di costruirci le nostre strutture, indipendentemente dallo Stato e senza radunarsi in massa nei centri urbani. Puntiamo anche all’abolizione dello sfruttamento e del confinamento degli animali non umani, senza cadere nell’illusione che una società senza stato/senza classi possa verificarsi con una densa concentrazione nelle città. Per porre fine al regno di chi detiene il potere, dobbiamo comprendere appieno l’intera rete di dominazione, che comprende in misura maggiore gli animali non umani, ma anche gli animali umani in forme diverse e contraddittorie. La maggior parte di noi è oppressa e privilegiata allo stesso tempo e in modi molto diversi.
Comprendiamo la complessità di tutto questo sistema di potere e, quindi, non consideriamo chiunque sia natx privilegiatx come nemico. Tuttavia, ci opponiamo a chiunque scelga di approfittarne consapevolmente. Ciò contro cui ci battiamo ancora più ferocemente sono le relazioni gerarchiche, i mezzi di controllo, ogni tipo di struttura di recinzione e, di conseguenza, il dominio.
Fino alla liberazione totale!
Iniziativa anarchica per la liberazione totale,
LibeЯRats
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Note di Traduzione:
1. “Humxn” è stato tradotto con “esseri umani”. Da notare che l’inglese human è stato modificato mettendo una “x” al posto della “a”. Si tratta di una scelta politica per de-maschilizzare la parola human.
2. Secondo le regole della lingua italiana, “state” è stato tradotto con “Stato” con l’iniziale maiuscolo. Una regola analoga esiste nella lingua inglese, tuttavia nel testo originale di LibeЯRats compare sempre in minuscolo. Potrebbe trattarsi di una scelta politica.
3. Troviamo superficiale la critica ad altre forme di medicina “non-occidentale”. Sopratutto per non tenere in conto che, ad esempio, esiste già un pregiudizio euro-centrico contro la medicina tradizionale cinese, che viene ritenuta “retrograda” (come d’altronde suggerito in questo testo paragonandola all’oscurantismo del medioevo).
4. Mettiamo in discussione l’uso della terminologia “vittima” quando indica coloro che subiscono violenza ma sopravvivono. “Vittima” è un’etichetta che rischia di affossare le persone in uno stato di sottomissione perenne, impedendo loro di superare il trauma della violenza.
5. L’etimologia del termine “isteria” è profondamente patriarcale; nell’antichità definiva una malattia della donna causata semplicemente dal possedere un utero. In psichiatria è poi passato a designare un tipo di nevrosi, senza perdere il pregiudizio sessista per cui le donne sarebbero portate ad assumere questo tipo di comportamenti.
6. Siamo in disaccordo con affermazioni che non riconoscono la possibilità che gli animali hanno di esprimere il proprio desiderio di libertà, spesso questi atti di resistenza all’oppressione non vengono riconosciuti nemmeno in ambiti antispecisti.