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Animali Resistenti General

Un gallo “da combattimento” accoltella e uccide il suo sfruttatore [ITA/ENG]

[english below]Gallo rojo, gallo negro | Robo

Tenuto prigioniero e costretto a combattere con altri galli, si è ribellato, e mentre cercava di fuggire dal suo aguzzino ha accoltellato quest’ultimo all’inguine. L’umano è morto dissanguato in attesa dei soccorsi. E’ successo in India, dove in alcune regioni (come in altre parti del mondo, tra cui l’Europa che vanta un presunto progressismo) i combattimenti tra galli sono permessi. In alcuni di questi si usa legare delle lame di 7-10 cm alle zampe dei due galli costretti ad affrontarsi.

Intorno alla pratica del combattimento tra galli c’è un enorme giro di denaro, sia per la loro tratta e compravendita, sia perché la maggior parte degli “appassionati” scommette grandi somme su chi sopravvivrà nelle lotte; infatti, in molti paesi questi assurdi massacri sono autorizzati dallo stato ed organizzati regolarmente in spazi appositi. I galli, dopo anni di prigionia in dure condizioni di isolamento ed “allenamento” forzato mirati a stimolarne l’aggressività, sono costretti a combattere fino a che uno dei due non rimane ucciso o cade senza rialzarsi (per poi essere lasciato morire dissanguato a causa delle ferite).

Non è la prima volta che a rimanere accoltellati sono invece gli umani che solitamente si divertono ad assistere a questa sofferenza. Portiamo solidarietà al gallo resistente; la sua lotta per la libertà ha un esito incerto. Infatti il suo sfruttamento è ancora in corso, poiché è stato al momento trasferito in un allevamento, e dovrà inoltre comparire in tribunale, non come imputato ma come “elemento di prova” nelle indagini sul giro di combattimenti illegali dal quale stava tentando di fuggire.

A “cockfighting” rooster stabs and kills his exploiter

Held as a captive and forced to fight with other roosters, he rebelled, and while trying to escape his abuser he stabbed him in the groin. The human bled to death while waiting for rescue. This happened in India, where in some regions (as in other parts of the world, including Europe, despite its bragging about an alleged progressivism) cockfighting is allowed. In some of these events it’s a common practice to tie 7-10 cm long knives at the feet of the two roosters who are forced to face each other.

A great deal of money is involved in the cockfighting practice, both because of their trafficking and trade, and because the majority of the “enthusiasts” place bets on who will survive in the fights; in fact, in several countries these insane massacres are authorized by the state and regularly held in dedicated spaces. The roosters, after years of imprisonment in conditions of severe isolation and forced “training”, aimed to stimulate aggressiveness, are forced to fight until one of the two is killed or falls down without getting up (and is left there, bleeding to death for the wounds).

This isn’t the first time that humans get stabbed instead, those who usually have fun in witnessing the suffering. We bring solidarity to the resistant rooster; his fight for freedom has an uncertain outcome. In fact his exploitation is still ongoing, as he has been moved to a farm for the moment, and he will also have to appear in court, not as an indictee but as a “piece of evidence” in the investigations on the illegal fighting ring that he was trying to escape.