Categorie
General Materiale

Il Movimento di Occupazione delle Foreste in Germania: tattiche, strategie e cultura della resistenza [ITA/ENG]

ENG: The Forest Occupation Movement in Germany. Tactics, Strategy and Culture of Resistance.
L’estrazione della lignite, le autostrade, l’estrazione della ghiaia, i parcheggi, le cave di calce e le fabbriche di caramelle hanno tutte qualcosa in comune che potrebbe non essere ovvio a prima vista. I capitalisti hanno bisogno di abbattere le foreste per fare spazio a tutto ciò. Ma in tutta la Germania la gente si sta mobilitando per fermarli. Nell’ultimo decennio, le occupazioni e le azioni di difesa delle foreste sono proliferate a tal punto che ora possiamo riflettere sul movimento nel suo complesso.

Il testo in corsivo di questo articolo è adattato dal libro Klimakämpfe-Wir sind die fucking Zukunft.

Insieme contro la megamacchina: in questa foto del 2014, un anno prima dell’inizio delle azioni di massa “Ende Gelände”, vediamo un piccolo gruppo di persone in cammino per interrompere una delle enormi scavatrici di una miniera di carbone. Anche di fronte a probabilità apparentemente impossibili, piccoli gruppi possono sperimentare tattiche che poi servono come base per azioni e vittorie di massa.

In giro per tutta la Germania
Dal 26 febbraio 2021, la gente sta occupando una foresta vicino a Ravensburg chiamata Altdorfer Wald. Una cava di ghiaia sta minacciando l’esistenza della foresta e alcunx attivistx che prima avevano organizzato campi climatici e costruito case sugli alberi nel centro della città di Ravensburg hanno deciso di vivere nella foresta per proteggerla. Al momento questa occupazione non è sotto minaccia di sgombero.
Il giorno dell’occupazione di Ravensburg, dall’altra parte della Germania, la polizia ha iniziato lo sgombero di una foresta occupata nel centro della città di Flensburg. Qui nell’ottobre 2020, la gente aveva iniziato a costruire case e piattaforme per salvare gli alberi, che dovevano essere abbattuti per far posto a un hotel e a un parcheggio. Pochi giorni prima della fine della stagione di taglio degli alberi gli investitori hanno inviato mercenari a sangue freddo che con motoseghe e hanno cominciato ad attaccare gli alberi nonostante il pericolo per le/gli attivistx. La politica della città è stata di premiare i misfatti degli investitori ordinando che più polizia attaccasse e sgomberasse l’occupazione proprio nel momento in cui Flensburg era uno dei punti focali della propagazione del virus COVID-19 in Germania.
Per quanto riguarda la pandemia, il partito dei Verdi ad Hessen ha perso il sostegno anche della gente della classe media, dato che non solo ha sostenuto la costruzione della nuova autostrada A-49 e di conseguenza i grandi tagli nella foresta di Dannenröder, Herrenwald e Maulbacher Wald, ma ha anche iniziato uno sgombero durato settimane nel novembre 2020 anche se la regione era un punto di forte propagazione del COVID-19. Le occupazioni in queste foreste erano iniziate nel 2019 e al momento alcunx manifestanti rimangono ancora nelle vicinanze, dato che l’autostrada non è ancora stata costruita anche se gli alberi nella zona su cui sarà costruita l’autostrada sono stati abbattuti. Una delle azioni più spettacolari della resistenza ha riguardato una traversata di corda lunga 300 metri che collegava Danni e Herri.
Con probabile sorpresa di moltx partecipanti, un’altra occupazione ha avuto successo: Il 21 febbraio, vicino a Halle (Westfalen), le/i manifestantx hanno occupato la foresta di Steinhausener dove la fabbrica di caramelle Storck intendeva espandersi. Meno di una settimana dopo, mentre le/gli occupantx aspettavano lo sgombero, l’azienda ha deciso di cambiare i piani. Almeno per il momento, la foresta è salva.
A Wuppertal, a Osterholz, cinque ettari di foresta sono in pericolo a causa di una cava di calce. La Kalkwerke Oetelshofen mira a immagazzinare la terra che scava dove ci sono gli alberi. Le persone stanno occupando l’area dall’agosto 2019. Proprio come accade ovunque, i capitalisti che traggono profitto dalle foreste distrutte cercano di dipingere la loro propaganda come “argomentazione oggettiva”, si lamentano della presunta “diffamazione” e sottolineano che il loro business è di importanza sistemica. In effetti, qualsiasi business capitalista è di importanza sistemica – ma poiché il sistema stesso è la radice del problema, questo argomento non è convincente per coloro che vogliono cambiare il sistema. In ogni caso, al momento, non si permette loro di abbattere la foresta.
A Wilhelmsburg, ad Amburgo, in una foresta chiamata WiWa (Wilder Wald, foresta selvaggia), la gente ha costruito case sugli alberi perché la città ha dichiarato la zona come potenziale area di sviluppo. Gli attivisti nella foresta hanno costruito piattaforme sugli alberi – ma questo non è probabilmente il tipo di sviluppo che i politici apprezzano.
Inoltre, le persone stanno mantenendo occupazioni forestali in due villaggi della Renania che sono minacciati dall’estrazione della lignite. L’occupazione a Keyenberg risale al settembre 2020, mentre quella a Lützerath è appena iniziata il 16 gennaio 2021. La resistenza lì è strettamente legata a quelle persone che stanno cercando di salvare i villaggi, occupando le case che la compagnia mineraria RWE vuole distruggere, o occupando i macchinari da costruzione.
Infine, l’occupazione in difesa della foresta più famosa di tutte, Hambach, è ancora occupata. Occupata per la prima volta nel 2012, è stata sgomberata e rioccupata diverse volte. Nel gennaio 2020, i politici hanno deciso che Hambi non doveva essere completamente distrutta – questo è stato affermato quando la maggior parte di essa lo era già stata – ma l’occupazione rimane ancora. Recentemente, alcune persone di Hambi hanno pubblicato il numero 5 della zine bilingue Shitbarricade.
Foresta di Hambach
E per coloro che amano viaggiare a livello internazionale, ci sono occupazioni in Polonia, Svizzera e Francia, così come lotte in Svezia e Belgio che sono in rete con le lotte in Germania.
Spargere semi, mettere radici
Le occupazioni forestali sembrano diffondersi in tutta la Germania. Nella foresta di Hambach, che viene distrutta per far posto all’estrazione della lignite, allo zenit delle occupazioni prima dello sgombero nel 2018, i difensori della foresta avevano costruito più di 70 case sugli alberi. Le famiglie sono venute nella foresta per costruire insieme le barricate. Nella foresta di Dannenröder, dove i costruttori hanno tagliato un corridoio per un’autostrada, i manifestanti hanno costruito più di 500 barricate, case sugli alberi e altre costruzioni tra il 2019 e il 2020. Lo sgombero a Danni è durato più di due mesi con fino a 2000 poliziotti coinvolti ogni giorno e più di 2000 accuse mosse agli/lle attivistx.
Quali sono le ragioni di tutto ciò? Quindici anni fa, pochissime persone si arrampicavano sugli alberi per salvare le foreste, sensibilizzare sull’espansione degli aeroporti o sull’estrazione della lignite, e opporsi alla distruttività del capitalismo. Oggi, centinaia di persone sono impegnate nelle lotte alla foresta di Hambach, alla foresta di Dannenröder, e anche in alcuni piccoli boschi urbani.
Foresta di Hambach
Nel 2003 ho conosciuto Lakoma, un piccolo villaggio serbo vicino a Cottbus. Gli/Le abitanti erano già statx reinsediatx ai tempi della DDR [Repubblica Democratica Tedesca, popolarmente conosciuta come Germania dell’Est], ma la demolizione delle case era stata ritardata dalla riunificazione e le/gli artistx avevano deciso di far rivivere il luogo. Era stato costruito un granaio culturale e una “Wagenplatz” [un parcheggio per roulotte occupato]. Alcune delle case erano occupate. Ho passato la notte in un vagone, ho partecipato a occupazioni di alberi, ho fatto passeggiate attraverso i resti del villaggio. Passando davanti a sculture di legno della resistenza, case demolite e bagni semidistrutti, ho cominciato a capire che lo sfollamento spietato delle minoranze per l’estrazione delle risorse non stava accadendo solo lontano, ma proprio qui.
Anni dopo, ho saputo che nella DDR c’era persino una canzone per bambinx sul carbone, la canzone del forno (Ofenlied): “Buongiorno caro forno, ci congeliamo così tanto. Perciò brucia cara stufa, così non ci congeliamo più. Non ho carbone, ho freddo anch’io. Chiedi il carbone allo scavatore, nella valle dietro la foresta. Buongiorno, caro scavatore, nella valle dietro la foresta. Dacci il carbone, perché stiamo gelando e la stufa è fredda. Non ho carbone, i miei secchi sono vuoti, chiedi alla terra del carbone nel pozzo nero e pesante. Buongiorno cara terra, nel pozzo nero e pesante. Dacci il carbone, perché stiamo gelando e i secchi sono vuoti. Prendilo e basta dice la terra, porta la scavatrice. Accendi il fuoco nel forno, così non ti congelerai più”.
Ma il carbone era ed è anche profondamente radicato culturalmente nella Germania occidentale. I tifosi del Borussia Dortmund allo stadio e i cori dei ragazzi cantano ancora oggi lo Steigerlied (la canzone dei minatori), e molte famiglie raccontano con orgoglio dei loro parenti che hanno lavorato o addirittura sono morti nelle miniere di carbone o lignite. L’eliminazione del carbone non è solo una questione tecnica e una necessità di politica climatica, ma richiede anche un ripensamento culturale.
L’occupazione “Herri” contro l’autostrada A49.
Perché la difesa delle foreste? Perché ora?
Perché ci sono così tante persone coinvolte nella difesa delle foreste in Germania?
Non è la conoscenza scientifica rispetto al cambiamento climatico.
Il club di Roma ha pubblicato “Limiti alla crescita” nel 1972. Da allora, gli scienziati hanno rinnovato costantemente gli appelli urgenti al cambiamento.
Non è il fallimento della politica.
Alcunx di coloro che sono impegnatx oggi riferiscono di essersi uniti alle lotte a causa del fallimento della politica. Certamente, il fatto che gli sforzi politici per ottenere una riforma siano falliti è una buona ragione per cercare strategie più efficienti e soddisfacenti. Ma i politici hanno sempre fallito nel mantenere le loro promesse – questo non è nuovo. Il fallimento della politica è più ovvio oggi che in passato?
Piuttosto, il discorso è cambiato, e questo ha reso chiaro il suo fallimento.
Chi ha cambiato il discorso?
Senza dubbio, questo cambiamento di discorso è uno sviluppo positivo, in contrasto con molti altri che vi sono adesso, come la diffusione di credenze di destra e tendenze antisemite. Non si tratta solo di una maggiore consapevolezza delle questioni climatiche o ambientali, ma anche della diffusione di idee emancipatrici, come l’idea che sia efficace e legittimo impiegare l’azione diretta per cambiare la società.
Chi ha cambiato questo discorso? Gli attivisti che appaiono nei talk show in televisione? Gli attacchi incendiari ai cavi che portano alle miniere di carbone? I “Fridays For Future”? Le proteste di massa di Ende Gelände nelle miniere di carbone? I sabotaggi sui binari della ferrovia verso le centrali a carbone? Le ONG? Le iniziative locali? I primi attivisti che hanno creduto in un’azione diretta contro difficoltà apparentemente insormontabili? Tutti questi insieme?
Diamo un’occhiata più da vicino.
Un’iniziativa locale (BI Bahnhofsviertel) che sostiene l’occupazione a Flensburg.
Iniziative locali
Le iniziative locali di coloro che sono direttamente colpiti dalle cose per le quali si sta protestando sono un elemento cruciale per il successo dei grandi movimenti. L’esperienza locale e il lavoro continuo per anni e decenni non possono essere forniti né da gruppi di attivistx né da ONG concentrate sul lavoro a livello nazionale. Le BI (“Bürgerinitiativen” – iniziative dei/lle cittadinx) sono indispensabili per radicare la resistenza nelle regioni. Nelle fasi di scarso interesse, sono spesso le uniche a lavorare su questioni per anni. Quando sorgono questioni, le grandi ONG spesso si affidano alle loro conoscenze – spesso, purtroppo, senza valorizzare adeguatamente il loro lavoro – e tuttavia queste iniziative sono spesso dimenticate, perché durante le fasi in cui succede molto, non sono necessariamente sotto i riflettori.
Per esempio, i Buirers for Buir organizzano regolarmente azioni “linea rossa” in cui formano simboliche linee rosse tra la miniera a cielo aperto di Hambach e la foresta minacciata con striscioni rossi, bandiere e magliette. Mostrano film e tengono eventi educativi, partecipano a raduni e marce e ad alleanze contro la demolizione di altri villaggi per il carbone. Può sembrare insignificante, ma è importante – specialmente in questi tempi di rapida evoluzione – che alcune persone si mobilitino continuamente intorno alla questione.
Fridays for Future
Nel dicembre 2018, tre mesi e mezzo dopo che Greta Thunberg ha iniziato a scioperare a Stoccolma, le prime azioni che fanno riferimento a lei sono avvenute in Germania. Solo due mesi dopo, gruppi regionali in più di 150 città in tutta la Germania hanno organizzato scioperi scolastici il venerdì. Il 15 marzo 2019, circa 300.000 persone hanno partecipato ad azioni in più di 200 città a livello nazionale; questo numero è cresciuto ancora di più nell’estate 2019, con azioni in più di 500 città.
È notevole che così tantx studenti/esse si stiano organizzando con tanto impegno e perseveranza. È un loro grande merito aver messo il dibattito sulla politica climatica chiaramente nell’agenda sociale. Angela Merkel ha risposto con la strategia trasparentemente mendace di fingere di abbracciare le proteste. “Un’ottima iniziativa”, ha detto, sostenendo che lei “sostiene molto gli studenti che scendono in piazza e lottano per la protezione del clima” e che le proteste hanno “certamente spinto il governo federale ad accelerare”.
Fridays for Future
Le proteste dei Fridays for Future sono eterogenee. Mentre in alcuni luoghi le/i partecipanti esprimono solidarietà con l’occupazione della foresta di Hambacher e si posizionano criticamente contro la politica che si basa sul portare avanti delle richieste alle istituzioni, in altri luoghi lasciano parlare i sindaci alle loro manifestazioni o si siedono con i politici alle tavole rotonde.
Jakob Blasel, uno dei portavoce della sezione tedesca di Friday for Future, descrive come è andato nell’ufficio di Peter Altmaier, il ministro tedesco dell’economia e dell’energia. Sapeva che Altmeier aveva emesso l’invito ai/lle manifestanti a venire nel cortile del ministero per sfruttare l’intera faccenda come un evento di PR. Così, invece di dare ad Altmaier la possibilità di parlare con gli scioperanti, hanno annunciato che le/gli studenti volevano spiegare ad Altmaier per cosa stavano lottando. I portavoce di Friday for Future hanno avuto una conversazione con Altmaier nei suoi uffici della durata di circa mezz’ora, dopodiché la segreteria del ministro ha espresso l’aspettativa che Altmaier sarebbe stato sicuramente autorizzato a parlare alla manifestazione. Gli/Le scioperanti hanno detto di no. Altmaier apparve comunque e fu fischiato e mandato via, gli fu detto di andare al ministero e di fare il suo lavoro lì. Eppure la fotografia della conversazione nel suo ufficio è finita anche in molti resoconti dei media. Anche se Blasel sottolinea che Altmaier ovviamente “non ha ricevuto il messaggio”, mostra comunque un certo orgoglio per aver parlato con il ministro.
La relazione tra Friday for Future e la classe politica è ambigua. FFF ha presentato delle richieste, giustificandole con l’affermazione che la politica ha bisogno di una chiara linea d’azione. Anche se le/i partecipanti nominano spesso i politici come parte del problema, molte richieste sono dirette specificamente a loro. I/Le partecipanti accusano i politici di fallimento, ma allo stesso tempo suppongono – a volte esplicitamente, a volte implicitamente – che questo fallimento sia dovuto a una mancanza di informazione. Considero quest’ultima ipotesi un’ingenua illusione. Se il comportamento distruttivo fosse dovuto semplicemente alla mancanza di informazione, troveremmo un numero insolito di persone pietosamente disinformate nelle alte cariche politiche. In quel caso, l’educazione da sola sarebbe sufficiente a rimediare ai problemi.
Ma coloro che prendono le decisioni non sono disinformati. Piuttosto – per quanto inconcepibile questo possa essere per alcunx – essi stanno consapevolmente e coscientemente optando per i profitti a breve termine, facendolo nella piena consapevolezza delle conseguenze. Lo fanno semplicemente perché è vantaggioso per le loro carriere – in breve, per puro egoismo.
Oltre al rischio di appropriazione da parte di attori esterni, un altro grande pericolo del FFF è la pacificazione dall’interno. Mentre all’inizio c’erano richieste più radicali, a metà del 2019 ho letto su fridaysforfuture.de che una eliminazione progressiva del carbone tedesco dovrebbe essere completata entro il 2030. È triste come le richieste si siano ammorbidite rapidamente a causa delle presunte necessità della realpolitik. Naturalmente, questo non dovrebbe essere sorprendente quando una delle portavoce è anche attiva nel partito dei Verdi. Fortunatamente, però, questo è internamente controverso, ed è accusata di culto della personalità e di politica di carriera.
Proteste di massa: Ende Gelände
Quello che è iniziato come uno slogan unificante e un’alleanza di gruppi diversi è diventato rapidamente il marchio di un’associazione di iniziative e individux capaci di mettere in atto un tipo molto specifico di azione di massa: Ende Gelände (“Qui e non oltre”). L’immagine è senza dubbio impressionante: migliaia di persone, vestite con maschere antipolvere e tute bianche da pittura, entrano nelle enormi miniere a cielo aperto e bloccano gli scavatori. La loro presenza paralizza le operazioni, rendendo impossibile continuare a scavare. Allo stesso tempo, altrove, altrettante persone bloccano i binari su cui il carbone viene trasportato dalla miniera alla centrale elettrica. Poiché la centrale elettrica non ha abbastanza scorte, deve ridurre la sua produzione.
Ende Gelände
Ende Gelände organizza azioni di massa dal 2015, soprattutto nell’area mineraria renana della lignite. Già quel primo anno partecipavano circa mille attivistx; nell’estate del 2019, secondo le loro stesse cifre, ben seimila persone hanno partecipato ai blocchi e ai tentativi di blocco.
Ende Gelände è un’azione partecipativa, esplicitamente intesa a consentire la partecipazione di persone con poca o nessuna esperienza di azione. Giorni prima, le persone si organizzano in gruppi di affinità in modo da potersi guardare le spalle a vicenda durante l’azione. Simulano di sfondare le linee della polizia e si esercitano a sciacquarsi gli occhi dallo spray al peperoncino. Confezionano sacchi di paglia come cuscini per sedersi sulle rotaie dure. Quando partono il giorno dell’azione, l’atmosfera è densa di aspettative, di determinazione, di paura – o almeno di rispetto – e di canti assordanti. Partecipano molte persone e gruppi di altri paesi. La gente si scambia esperienze, si discute.
Nel preparare le azioni, Ende Gelände sviluppa un “Aktionskonsens” (consenso all’azione) che descrive il quadro previsto delle azioni. Questo tipicamente include un impegno per azioni di massa annunciate apertamente e una descrizione del comportamento prescritto.
Nel 2019, questo quadro includeva quanto segue:
“Ci comporteremo con calma e cortesia, non metteremo in pericolo nessuna persona. Bloccheremo e occuperemo con i nostri corpi. L’obiettivo non è quello di distruggere o danneggiare le infrastrutture. Non saremo trattenuti da ostacoli strutturali. Scorreremo attraverso o intorno alla polizia o alla sicurezza degli impianti. La nostra azione trasmetterà un’immagine di diversità, creatività e apertura. La nostra azione non è diretta contro le/i lavoratori/trici della RWE, le aziende commissionate dalla RWE o la polizia. La sicurezza degli/lle attivistx partecipanti, dei/lle lavoratori/trici e di tutte le persone coinvolte è la nostra massima priorità. Ci stiamo preparando bene per un viaggio sicuro verso i nostri luoghi di azione”.
Ende Gelände è gratificantemente chiara nella sua critica al sistema economico esistente, affermando online: “Senza una svolta dal capitalismo fossile, non è possibile né una seria lotta contro la crisi climatica né una giustizia sociale globale. Una profonda trasformazione socio-ecologica è necessaria per raggiungere una buona vita per tuttx”.
Ende Gelände lavora sullo spostamento del discorso sulla società nel suo complesso, cioè lavora sul cambiamento di ciò che è dicibile e pensabile. È proprio qui che sta il grande merito.
Eppure, dopo i weekend d’azione, non solo sono sopraffattx dalle tante persone che sono disposte a correre rischi personali, ma mi pongo delle domande. Mi chiedo se il formato dell’azione in stile catena di montaggio porti al fatto che le persone semplicemente consumano ciecamente questo modello senza capire se stessx come parte formativa dell’azione. Mi chiedo fino a che punto le persone comprendano il quadro d’azione come un consenso negoziato dai/lle partecipantx, o se moltx lo percepiscono solo come qualcosa di immutabile, esterno a loro stessx.

Ende Gelände.

Secondo me, un movimento non è particolarmente potente quando fa sempre la stessa cosa in modo quasi tradizionale. È meglio essere imprevedibili, incalcolabili, incontrollabili. Questo è ciò che manca in Ende Gelände. Anche se è importante offrire una certa sicurezza ai/lle nuovx attivistx, gli eventi ritualizzati e prevedibili finiranno per diventare politicamente morti, sia internamente che esternamente, e quindi senza senso.
In un documento di valutazione, l’ufficio antinucleare di Amburgo scrive di Ende Gelände:
    “È necessario per la sopravvivenza di un movimento prendere sul serio se stesso e i propri obiettivi. L’obiettivo di affrontare il funzionamento delle centrali a carbone attraverso un intervento diretto non si limita a trasmettere le immagini di questo progetto nei media, ma deve includere anche il tentativo pratico di realizzarlo.
    “Siamo seri/e sulla chiusura delle centrali a carbone; questo è diventato molto concreto nei momenti in cui non era semplicemente “Qui e non oltre” (“Ende Gelände”) in un luogo predeterminato, ma quando le persone nell’azione hanno preso in mano la situazione, si sono staccate dalle strutture della campagna e sono andate ‘fuori dai binari’ da sole. A questo punto, il potere del movimento diventa direttamente visibile. Prendendo sul serio il loro obiettivo di chiudere la centrale, le persone sono state in grado di andare esattamente dove faceva veramente male agli operatori e per il quale non ci potevano essere piani dalla campagna. Le urla di rabbia della polizia, degli operatori e dei politici scatenate da questa determinazione mostrano chiaramente che dopo due giorni di abbraccio [cioè, di circondare la centrale senza incidere effettivamente sul suo funzionamento], avevamo finalmente trovato il punto di pressione dove faceva male alle nostre controparti politiche.
    “La benedizione e la maledizione delle campagne di movimento è di poter crescere, ma anche di doverlo fare. Ogni evento della campagna deve superare il precedente per continuare a trasmettere la speranza di essere il punto di intervento più importante del movimento in questo momento. Questo è molto spiacevole, ma apparentemente non può essere cambiato ad hoc. Alla lunga, l’unica cosa che aiuta è costruire continuamente siti sociali di resistenza, e negarsi [sic] il salto di campagna. Solo in questo modo è possibile riorganizzare la resistenza dopo l’interruzione di un ciclo di movimento e avere un effetto duraturo, come è stato fatto nel Wendland”1.
“E se una parte significativa della popolazione trova ancora più scandaloso l’assalto a una centrale a lignite che la sua pura e semplice esistenza?” Si chiede la rivista Arranca nel numero 53. Riassumono che le azioni Ende-Gelände sono “per alcuni, un’espressione di militanza di massa, e per altri, una pacifica azione di massa disobbediente. La forma di azione si adatta a diversi stati soggettivi di coscienza – e li espande senza fare della questione della militanza la questione centrale”.
Una foto di un’azione che ha chiuso le autostrade in tutta la Germania.
Sabotaggio
Gli/Le attivistx militanti spesso comunicano le loro analisi e tecniche attraverso lettere di rivendicazione. Poiché cercano di rimanere anonimx a causa dell’alto rischio di repressione, cercano di esprimersi nei media attraverso le azioni stesse e le dichiarazioni scritte. I numerosi dibattiti molto emotivi che seguono gli attacchi dei/lle militanti mostrano che le azioni, oltre all’innegabile intervento nel normale funzionamento delle miniere di carbone a cielo aperto, possono fare almeno un’altra cosa: incitare la polemica.
Il 13 aprile 2016, l’Aachener Zeitung ha riferito di un atto di sabotaggio su un palo elettrico che porta le linee che forniscono energia alla miniera a cielo aperto di Inden. Una smerigliatrice angolare era stata usata per segare il palo direttamente sopra le fondamenta.
Una dichiarazione di rivendicazione è apparsa su linksunten.indymedia, leggendo, in parte:
    “Questa notte, dall’11.04.16 al 12.04.16, ho cercato di spegnere le luci della miniera a cielo aperto di Inden. Per esprimere la mia rabbia per l’estrazione di lignite in corso e la repressione contro le persone che vi si oppongono, ho iniziato a far cadere un palo della corrente tra Fronhoven e la centrale elettrica Weisweiler. Questo palo porta le linee che alimentano la miniera a cielo aperto con l’elettricità e quindi rendono possibile il lavoro. Anche se il palo è ancora in piedi al momento, è danneggiato a tal punto che la RWE dovrà probabilmente ricollocarlo da sola. Ero consapevole dei rischi per me, ma penso che sia necessario prendere misure drastiche nella lotta per un mondo migliore…
    “Per raggiungere questo obiettivo, dovremmo smettere di pensare in categorie di resistenza buona e cattiva ed essere solidali l’unx con l’altrx. La resistenza ha potuto avere tanto successo solo perché le azioni militanti e quelle pacifiche si sono completate a vicenda”. Cambiate il fornitore di elettricità! Occupate case, uffici e scavatrici! Bloccate le strade di accesso e i processi di lavoro! Abbattete i pali elettrici invece degli alberi! Quello che io ho osato provare, voi siete statx in grado di farlo per molto tempo!”.
Un veicolo appartenente alla RWE, bruciato in Rhineland.
Solo pochi giorni dopo, il 25 aprile 2016, un altro atto di sabotaggio ha colpito la miniera a cielo aperto di Hambach. L’Aachener Zeitung scrisse quel giorno che si trattava di un atto di sabotaggio senza precedenti. Un incendio sotto un ponte di cavi ha portato a un corto circuito e quindi ha paralizzato temporaneamente l’intera miniera a cielo aperto, compreso l’escavatore di carbone principale. Ancora una volta, c’è stata una dichiarazione che rivendicava la responsabilità:
    “Parliamo come coloro che hanno creato un guasto alla miniera di lignite di Hambach la scorsa domenica mattina, 24 aprile 2016. Come obiettivo del nostro attacco, abbiamo scelto i cavi sotterranei esposti tra il bunker del carbone e il punto di raccolta del trasportatore. Tutti gli escavatori, gli spargitori e i trasportatori sono collegati a questi cavi. I cavi corrono dalla sottostazione sul bordo occidentale della miniera vicino a Oberzier, dove avviene la trasformazione da 280kV a 30kV, al punto di raccolta dei nastri attraverso impalcature in acciaio a un’altezza di circa 20 – 200 cm. Compreso l’isolamento, erano spessi circa 10 cm. Per essere sicurx di ottenere un effetto sul maggior numero possibile di cavi, abbiamo messo un’enorme quantità di benzina sotto i cavi e l’abbiamo accesa. Non c’erano edifici o attrezzature vicino al luogo dell’incendio a cui il fuoco avrebbe potuto estendersi. Non c’erano nemmeno persone che stavano lì. I vari blackout erano accompagnati da lampi luminosi che erano visibili in tutta la fossa. Questi erano causati dalle scariche che derivavano dei cavi elettrici non appena il loro isolamento si scioglieva. La nostra azione non è solo diretta contro la RWE, ma anche contro le condizioni dominanti. Una resistenza radicale è necessaria in un mondo in cui gli interessi del capitale sono in primo piano e l’apparato di potere impone spietatamente i suoi interessi miopi contro ogni ragione e contro l’uomo e la natura. Vogliamo opporci a questo sistema con un chiaro “NO”, come primo passo per rovesciare prima o poi questi rapporti di potere.(…)
“Il tentativo di mediare tra RWE e la resistenza alla lignite espone i rapporti di potere in gioco. Mediazione significa chiedere alla resistenza di essere meno radicale, meno ‘cattiva’ nei confronti della RWE, o in altre parole: la resistenza non deve causare disordine e deve accettare l’esistenza di RWE e la sua opera di distruzione come un dato di fatto. Cioè, la violenza autoritaria legittimata dal dominio, che sta nell’estrazione e nella conversione del carbone in elettricità, è accettata; la violenza ribelle che le resiste appare illegittima. Il risultato non può che essere una garanzia di continuità di esistenza per la RWE, comunque sia, che ora ha anche la benedizione di una parte della resistenza. Quella parte che si è lasciata includere nel processo di mediazione. La resistenza è divisa in una parte eliminata e coinvolta e una parte restante isolata e illegittima. Quando le persone affermano che una certa azione danneggerebbe la resistenza, si mostra riguardo al potere dei governanti di dividere la resistenza in bene e male. Il male è quello che fa male, che disturba realmente ed è efficace.
    Il Kölner Stadt-Anzeiger scrive: “Incendi dolosi, violenza contro le persone, occupazioni di escavatori e distruzione insensata di impianti tecnici con lo scopo di paralizzare le miniere a cielo aperto e le centrali elettriche – la ferocia degli atti criminali sta aumentando”. Allo stesso tempo, le occupazioni, gli incendi dolosi e i blocchi non sono insensati, ma fermano la frenesia distruttiva della RWE in modo molto preciso. Ciò che danneggia la resistenza è l’obbedienza al potere dominante e ai suoi media, che cercano di dirci cosa è bene e cosa è male. Dovremmo ascoltare le nostre coscienze e la nostra ragione, non i media. Con la nostra azione, abbiamo dato la prova che una militanza intelligente e attenta, con un pericolo moderato e giustificabile per se stessx, può mettere fine alle normali operazioni della RWE. La nostra azione avrebbe potuto essere fatta da qualsiasi piccolo gruppo. Non erano necessarie abilità speciali, conoscenze o accessi. Tutte le informazioni necessarie sono disponibili pubblicamente.
    “Per una resistenza radicale, decisiva e diretta! Per un mondo che non sia distrutto per gli interessi del capitale!”
Quest’ultimo atto ha trovato imitazione un anno dopo, secondo quanto riportato da indymedia:
    “Il 24.12.2017 abbiamo dato fuoco ai cavi che forniscono elettricità alla miniera a cielo aperto di Hambach. Così almeno una parte delle enormi macchine lì sono state spente. In questo caso, i cavi si trovavano nel punto panoramico sulla miniera a cielo aperto (quello dopo Terra Nova).
    “Stop al carbone ora! A RWE: buona crisi e felice nuova paura!”
Il dibattito è scoppiato sulla homepage dell’occupazione forestale di Hambach:
    “Legittimo? Credo che i mezzi debbano essere scelti nel modo più appropriato possibile. Perché colpire qualcuno in un conflitto quando sarebbe bastata una conversazione? Perché uccidere un aggressore quando potrebbe essere messo fuori combattimento con un solo colpo? Non posso determinare in anticipo l’effetto che gli atti di sabotaggio avranno sulla resistenza. Neanche i sabotatori potevano certamente farlo. Ma hanno avuto il coraggio di provarci, e di questo sono gratx. Perché per fermare le miniere a cielo aperto, i colloqui sono stati tentati molto tempo fa. Senza successo. Sono state intraprese azioni legali. Senza successo. Educazione, manifestazioni, catene di luci, catene umane. Senza essere da sole riuscite a fermare la distruzione. Disobbedienza civile, occupazioni, blocchi. Forse un qualcosa si sta muovendo. Ma il cambiamento climatico e le sue conseguenze devastanti continuano. Non c’è nemmeno una diminuzione delle emissioni.
   “Inoltre, il prezzo per le persone che si impegnano nella disobbedienza civile viene fatto salire. Le cause civili e le richieste di danni sono progettate per far tacere gli/le attivistx minacciando la rovina finanziaria o il carcere. Quellx che si sottraggono a ciò rimanendo anonimx, rifiutando di dare i loro dati personali e le loro impronte digitali alla polizia, vengono maltrattatx alla stazione di polizia, o arbitrariamente prelevatx vicino alle occupazioni e imprigionatx per ore. La logica conseguenza sono azioni che interrompono o paralizzano le operazioni e in cui gli/le attori/attrici non cadono nelle mani della polizia e degli agenti della security”.
Azioni militanti sono state discusse anche al Climate Camp 2016, con un giornale del Climate Camp affisso nei bagni che affermava:
   “Le azioni che dispensano da un’estetica della militanza fatta di fuoco e auto della polizia distrutte potrebbero essere “altrettanto efficaci nel loro effetto di blocco”, secondo l’Action Consensus. In questa formulazione, sembra che “l’efficacia” di per sé sia il criterio più significativo per giudicare le azioni. Noi non la vediamo così, ma sosterremmo la ponderazione (rischio, efficacia, comunicabilità, connettività, ecc.). Tuttavia, se l’efficacia è già utilizzata, riteniamo che l’affermazione di cui sopra sia semplicemente sbagliata alla luce dei fallimenti operativi e dei danni causati negli ultimi mesi, ad esempio, da attacchi incendiari (tra cui un arresto almeno parziale di una miniera a cielo aperto per diversi giorni). Naturalmente, non ne consegue che i blocchi aperti non siano molto utili. Tuttavia, misurati solo per la loro efficienza di blocco, sono meno efficaci, ma molto più forti su altri livelli come la connettività, la simpatia del pubblico, ecc.”
“Contro Volk e Wagen”. Una protesta del Blocco Volkswagen.
Resilienza e continuità
Gli/Le occupanti hanno guadagnato notorietà a livello nazionale nell’estate e nell’autunno 2018, ma le occupazioni in questa foresta esistono già dall’aprile 2012. A quel tempo, gli/le attivistx erano in grado di fare un’escursione lì e allontanarsi molto facilmente perché l’occupazione era in diretta prossimità dell’uscita dell’autostrada. Oggi, l’autostrada da Colonia ad Aquisgrana corre più a sud; è stata spostata su una distanza di diversi chilometri a causa dell’estrazione a cielo aperto.
Nel novembre 2012, la polizia ha effettuato la prima grande operazione di sgombero nella foresta occupata. Ci sono voluti quattro giorni per far uscire unx degli/lle squatter da un tunnel sotterraneo. Con gratificante naturalezza, la chiamata per la rioccupazione seguì poco dopo, e nuove capanne, barricate e case sugli alberi cominciarono a comparire nel settembre 2013. Negli anni seguenti, queste sono diventate diversi villaggi nella foresta. Dei cartelli segnaletici si trovano in alcuni incroci lungo i sentieri che attraversano le porzioni rimanenti della foresta. Viene indicato ‘Oaktown’ o ‘Beechtown’, viene indicata la direzione verso ‘Lorien’, o la via del ritorno al ‘Meadow’. ‘Mordor’ è scritto sulla freccia che indica il paesaggio lunare del pozzo aperto e della miniera.
Chiedendo nella foresta di Hambach su Ende Gelände, potremmo ottenere la risposta che Ende Gelände si presenta solo una volta all’anno portando una massiccia attenzione dei media sul tema dell’estrazione della lignite, mentre lascia le/gli attivistx da solx sugli alberi in inverno. Potremmo anche sentire che le persone che prendono parte alle azioni di Ende Gelände non imparano come fare azioni in piccoli gruppi perché hanno la sola esperienza di seguire alcuni leader per bloccare le infrastrutture.
Questo è sicuramente un lato della medaglia. Ma ancora, alcunx dei/lle partecipanti alle proteste di massa non si sentono a proprio agio semplicemente consumando piani che alcuni funzionari hanno inventato a porte chiuse. Grazie a gruppi come “Zucker im Tank” (“zucchero nella cisterna”) che hanno offerto la condivisione di competenze nei campi di Ende Gelände, si sono sviluppati legami tra Ende Gelände e gruppi di affinità auto-organizzati. Gli/Le “Anti-Kohle-Kids” (anti-coal-kids) – che usano lo slogan “Stabiliamo una connotazione positiva per AKK” (riferendosi all’ex capo del partito conservatore tedesco CDU, Annegret Kramp-Karrenbauer, spesso chiamata semplicemente AKK) – stanno stabilendo legami tra Fridays for Future ed Ende Gelände. E infine, ma non meno importante, le visite guidate attraverso l’Hambi (altro nome per la foresta di Hambach) dalla guida forestale Michael Zobel hanno introdotto migliaia di visitatori/trici alle occupazioni forestali, spiegando l’unicità della foresta in una frase e la funzione delle case sugli alberi in quella successiva.
Ma naturalmente, in tutti questi gruppi, possiamo trovare anche persone che credono nelle soluzioni statali. Alcuni dei portavoce di Friday for Future Germany sono coinvolti nell’ala giovanile del Partito Verde; un ex portavoce di Ende Gelände è ora in corsa per il Bundestag [la camera bassa del parlamento tedesco]. Alcune di queste persone potrebbero cercare di far avanzare le loro carriere personali per motivi egoistici; altre sono probabilmente ingenue.
All’interno di una casa sull’albero a Flensburg chiamata Rødgrød.
Di cosa si tratta veramente
Ma il movimento di occupazione delle foreste è qualcosa di più che cercare di influenzare le decisioni che i politici prendono nelle sale del potere. Sperimentare la necessità di ottimizzare ogni aspetto di noi stessx all’interno della realtà capitalista aumenta l’attrattiva di spazi dove possiamo provare un modo totalmente diverso di essere, luoghi dove non importa se abbiamo un titolo accademico o dove siamo natx. Luoghi dove possiamo sviluppare nuovi modi di prendere decisioni. Luoghi in cui condividiamo piuttosto che competere incessantemente. Dove osiamo vivere come kinky queers, dove proviamo ad essere straight edge, dove incontriamo belle persone e partecipiamo a dibattiti stimolanti. Posti dove possiamo almeno iniziare a sognare un futuro migliore. Luoghi dove le persone possono sopportare una risposta scomoda e onesta alla domanda “Come stai?”.
E anche se le esperienze di partecipazione al movimento di occupazione sono per lo più associate a esperienze di intensa brutalità della polizia, è impossibile cancellare i ricordi dei momenti belli. Questi ricordi sono semi che si diffondono. Alcuni potrebbero non germogliare mai, ma altri daranno presto i loro frutti, e altri ancora finiranno per crescere.
Nel 1980, quando gli attivisti antinucleari stabilirono un’occupazione chiamata “la libera repubblica di Wendland”, appesero uno striscione che proclamava “Turm und Dorf könnt ihr zerstören, aber nicht die Kraft, die es schuf” – “Potete distruggere la nostra torre e il nostro villaggio, ma non la forza che lo ha creato”.
Ende Gelände.
Innovazioni: Tattica e strategia
Concludiamo identificando alcune delle decisioni strategiche che hanno rafforzato il movimento.
Forzare la polizia a sgomberare: se siete in pochx nell’occupazione e non potete continuare l’occupazione ancora per molto, potreste considerare di provocare uno sgombero, perché andarsene potrebbe sembrare una sconfitta più grande che essere sgomberatx. In passato, espandersi dalle occupazioni degli alberi all’occupazione del cantiere stesso è servito abbastanza efficacemente a questo scopo.
Rifiutare di identificarsi come nonviolenti: Nel concentrarsi sull’offerta di blocchi a bassa soglia delle infrastrutture del carbone, Ende Gelände non ha mai usato consapevolmente il termine “nonviolenza”. Invece, ha descritto i suoi piani come un invito a coloro che potrebbero sentirsi a proprio agio con un certo approccio. Questo compromesso tra i diversi gruppi coinvolti nella rete ha permesso ad attori molto diversi di cooperare.
Rifiutando di essere ridottx a poche richieste: Sulla pagina web dell’occupazione di Hambi, la maggior parte degli articoli sono esplicitamente contrassegnati come l’opinione di alcunx partecipanti; a volte le discussioni hanno luogo tra diversx scrittori/trici online. Inoltre, molti dei barrios (i diversi quartieri all’interno dell’occupazione), e a volte anche le singole case sugli alberi, mantengono i propri account sui social media. Non esiste un quartier generale nel movimento.
Rifiutarsi di dare la propria identità agli sbirri e al tribunale: Usata per la prima volta alle proteste di Ende Gelände e intorno a Hambi per proteggere le persone internazionali che si uniscono alla lotta, questa è una strategia a doppio taglio, poiché coloro che rifiutano di dare i loro documenti d’identità rischiano di essere tenutx in detenzione preventiva e affrontano una maggiore probabilità di farsi prendere le loro impronte digitali. Tuttavia, questa strategia ha scoraggiato con successo lo stato dal presentare accuse contro molti attivisti. Come sempre, è sempre possibile che la polizia non imprigioni a lungo centinaia di attivistx, ma molte persone non si sarebbero unite alle proteste di massa senza questa opzione, ed erano disposte a correre questo rischio.
Dopo alcuni anni in cui le/i partecipanti hanno sperimentato il rifiuto di dare i loro documenti, alcuni degli effetti a lungo termine sono diventati più ovvi. Quelle persone che vengono riconosciute dalla polizia sono talvolta isolate in tribunale, perché gli altri membri dei loro ex gruppi di affinità temono di far controllare i loro documenti e di essere perseguitatx a loro volta. La gente vive nella paura di essere riconosciuta per caso da qualche altra parte. La comunicazione tra gli attivisti e i gruppi diventa più complicata, poiché le persone cambiano spesso i loro nomi, rendendo più difficile costruire relazioni durature e cooperazione.
Dalle foreste alle fabbriche: Nel 2018 e nel 2019, il tema del traffico è stato discusso all’interno del movimento; alcune persone si sono concentrate sulle esposizioni di auto come potenziali obiettivi delle azioni, mentre altre hanno descritto la necessità di colpire dove fa più male: nei siti di produzione. Uno dei risultati di questi dibattiti è stato un grande blocco della VW a Wolfsburg nel 2019.
A volte lasciare un’occupazione è un passo importante per pensare strategicamente a una lotta. Se sei coinvoltx nella vita quotidiana di un’occupazione – costantemente impegnato a capire dove trovare cibo e acqua potabile e materiale da costruzione e come gestire le autorità – può essere difficile fare un passo indietro e pensare alle grandi questioni. A volte, la cosa migliore che si può fare per il movimento è prendersi qualche giorno o settimana di riposo, per evitare la tendenza a perdere la foresta per gli alberi (un detto che si usa anche in tedesco). Tenete a mente: il numero di strutture e barricate non sarà necessariamente correlato all’attenzione dei media (se questo è il vostro obiettivo) o alla “qualità” di una lotta. Lo sgombero di Hambi nel 2018 ha sollevato più attenzione mediatica dello sgombero di Danni nel 2020. A volte costruire più case sugli alberi è solo una forma di auto-inganno: ciò che sembra rendere l’occupazione più grande potrebbe finire per diventare un rituale inefficace se non riusciamo a spingere le cose oltre.
L’occupazione a Flensburg.
Annunciare la rioccupazione in anticipo: Prima che l’occupazione della foresta di Hambach fosse sgomberata nell’autunno 2014, le/gli attivistx avevano già annunciato che avrebbero rioccupato la foresta; un mese dopo lo sfratto, la foresta è stata nuovamente occupata. Anche se personalmente non si è sicurx di essere in grado di impegnarsi in una rioccupazione a causa della stanchezza, annunciare una rioccupazione come unica risposta possibile a uno sfratto è una dichiarazione molto forte. Invita le persone che non sono ancora state coinvolte a partecipare, dando al movimento l’opportunità di rinnovarsi.
Accesso a Internet: Durante la pandemia, quando le persone non possono andare a scuola o all’università o il loro lavoro viene cambiato in un “home office” online, questa casa potrebbe essere una casa sull’albero. Nella foresta di Dannenröder, molti/e studenti/esse sono statx gratx per l’affidabile connessione internet ad alta velocità vicino all’occupazione o anche nelle case sugli alberi.
Skillshare: Ad Hambi, eventi annuali per la condivisione delle competenze hanno luogo per far circolare la conoscenza tra coloro che hanno già esperienza e i/le futurx abitanti difensori delle foreste. Condividere le conoscenze quando il movimento è ancora piccolo permette di gestire le sfide che si presentano quando un movimento cresce rapidamente e tuttx sono occupatx ad affrontare altri problemi.
Punti di riferimento comuni: Essere stati nella stessa foresta occupata è un riferimento che unisce le persone. Anche se la prima occupazione ad Hambi nel 2012 non ha molto in comune con le occupazioni lì nel 2014, 2018, o oggi, ci sentiamo immediatamente connessx alle persone quando condividiamo le nostre esperienze ad Hambi. È simile alle persone che vanno allo ZAD o a Christiania a Copenaghen; anche Hambi è diventata una sorta di leggenda. Questo è stato possibile solo perché la foresta era così grande che non appena le parti occupate venivano sfrattate, la gente poteva occupare altre parti della stessa foresta.
Infrastrutture: Il mantenimento di “progetti abitativi” aperti (e generalmente “legali”) vicino alle occupazioni offre ai/lle partecipanti la possibilità di dormire in una stanza calda e asciutta quando ne hanno bisogno, insieme a un indirizzo dove ricevere lettere e un posto dove riempire acqua potabile e fare una doccia. Questi spazi possono servire come un ufficio con una connessione internet e forse una stampante o una fotocopiatrice. I progetti aperti auto-organizzati possono offrire spazio per dipingere striscioni, costruire cassette di sicurezza, o semplicemente rilassarsi senza la paura di essere picchiatx o sfrattatx – senza essere dipendenti dalla solidarietà di sostenitori più borghesi che potrebbero non voler sostenere tutti i diversi tipi di azioni che potrebbero richiedere una preparazione al chiuso. Gli/Le attivistx hanno comprato una casa vicino ad Hambi nello stesso periodo in cui sono iniziate le prime occupazioni ad Hambi. Hanno aperto il WAA (Workshop for Actions and Alternatives) esplicitamente per sostenere la lotta contro l’estrazione della lignite.
Una barricata ad Hambi.
Successo
Una semplice ragione per occupare gli alberi piuttosto che unirsi a partiti politici o a ONG di vecchio stampo è la possibilità di vittoria. Il successo è sempre relativo; potremmo salvare un albero mentre centinaia di alberi vengono abbattuti. Ma comunque, di questi tempi, salvare un albero è qualcosa di cui essere orgogliosx. È la cosa giusta da fare in una società distruttiva come la nostra. È una piccola dimostrazione di rispetto per la natura e quindi di rispetto per noi stessx.
Note:
1. Una regione della Germania famosa per decenni di resistenza contro l’industria nucleare. Uno dei più noti Hüttendörfer (“villaggi di capanne”, cioè campi di protesta) è stato costruito – e poi sgomberato – lì nel 1980, conosciuto come la “Libera Repubblica del Wendland”. Tra il 1995 e il 2011, i trasporti di scorie nucleari di alto livello a Gorleben (Wendland) hanno segnato la cresta del movimento antinucleare nella Germania di quel tempo, riunendo tuttx, da contadinx locali agli/lle attivistx militanti e alla classe media. Uno degli obiettivi principali (impedire che la miniera di sale di Gorleben fosse usata come deposito finale delle scorie) è stato finalmente raggiunto nel settembre 2020.