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La fattoria (in)felice. Animali e contadini

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La fattoria (in)felice. Animali e contadini

Troglodita Tribe S.p.A.f.(Società per Azioni felici)

LA FATTORIA (IN) FELICE

Animali e contadini

L’intento di questo libro non è quello di giudicare i contadini come esseri malvagi e insensibili, ma quello di smascherare il luogo comune che vede nella loro cultura un passato pieno di saggezza dove il rapporto con gli animali e l’ambiente era rispettoso e naturale.

La civiltà contadina è semplicemente una delle tante che si è basata sul dominio e la gerarchia, su una visione tristemente antropocentrica e specista, sul semplice e spietato diritto del più forte.

Nessun giudizio personale quindi, ma solo un tentativo di mostrare come lo sfruttamento umano e animale siano strettamente connessi e come il mito della Fattoria (in)Felice sia uno degli ostacoli maggior per riuscire ad ottenere la liberazione da questa ingiustizia.

Il luogo comune sugli aspetti bucolici, romantici e genuini della civiltà contadina è talmente radicato nel nostro immaginario da non permetterci di comprendere con lucidità il reale rapporto che avevano con gli animali.

Nel fare ricerca per realizzare questo piccolo libro, in un primo momento, abbiamo riscontrato notevoli difficoltà perché non riuscivamo a trovare materiale sullo sfruttamento animale perpetrato ai tempi della civiltà contadina. Cercavamo nei posti sbagliati! Cercavamo da fonti animaliste, vegan, antispeciste e trovavamo poco o nulla. Anche le chiavi di ricerca che usavamo: “animali sfruttati dai contadini” e simili non davano risultati, anzi, incontravamo soprattutto documenti in cui le vittime dei maltrattamenti e delle angherie erano proprio i contadini. Sulle fatiche animali, sulle loro sofferenze, sulle amputazioni, sulle privazioni niente, un vero e proprio tabù.

Poi, però, ci siamo accorti che era sufficiente cercare le testimonianze, i ricordi, i racconti degli stessi contadini e il materiale ha cominciato a piovere con abbondanza ed esplicita chiarezza.

Direttamente dai libri, dalle voci e dai siti che alimentavano il mito del contadino che lavorava in sintonia con gli animali e la natura, giungeva finalmente la descrizione di ciò che accadeva e accade veramente. Il senso del dominio sulla natura, il completo assoggettamento degli animali ridotti a meri strumenti di lavoro, l’evidente accettazione della legge del più forte e  del più violento uscivano allo scoperto senza più maschera.

È stato un lavoro davvero stimolante e interessante perché ci ha fatto toccare fino a che punto l’ideologia del dominio sia connaturata al nostro passato come al nostro presente. Ci ha fatto comprendere, soprattutto, che la difesa ad oltranza di questa vecchia cultura contadina sia la base indispensabile per chi vuole continuare ad essere il centro del mondo, l’essere superiore a cui tutto è dovuto. Ancora di più, ci è risultato evidente quanto l’immagine della civiltà contadina sia stata manipolata e contraffatta per creare l’illusione di uno sfruttamento animale possibile, buono, felice.

Inutile dire che tutto questo è estremamente attuale perché i nuovi sfruttatori, i nuovi specisti che cercano di rifarsi un’immagine pulita basata sulla “bontà” e sugli animali “trattati bene”, si riferiscono proprio alla cultura contadina. O meglio: si rifanno all’idea snaturata e contraffatta di questa cultura che è presente nel nostro immaginario.