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Davanti ai rulli compressori della civiltà industriale e del progresso, uno degli ultimi mondi sensibili popolato da immaginari terrificanti e fantasie incantate sta scomparendo sotto i nostri occhi: quello delle foreste. Quelle che erano un feudo dei signori i quali vi allineavano gli impiccati, o un riparo per sottrarsi alle persecuzioni. Quelle che rappresentavo l’oscurità dove poter abbandonare la propria prole affamata o il folto rifugio da cui partire all’assalto dell’esistente. Quelle che ospitavano misteri popolati da driadi e licantropi o che vedevano passare i costruttori di navi da guerra e altri mastri forgiatori giunti a spogliarle in massa. Quelle che vedevano a Sherwood audaci banditi depredare i ricchi, in Ariège Demoiselles (*) col volto coperto di fuliggine bruciare e saccheggiare i castelli, in Courlande dei rivoluzionari continuare a sferrare feroci colpi contro la tirannia zarista, ma anche assistere sulle Alpi o in Polonia alla morte per assideramento dei migranti cacciati dalle guardie di frontiera europee.